Sconsiderato l’impegno dell’Italia a portare la spesa militare al 5% del Pil

Come annunciato da mesi, ieri i Paesi membri della NATO si sono impegnati a portare le spese militari al 5% del Pil (3,5% per la difesa, 1,5% per la sicurezza) entro il 2035. Si tratta di un obiettivo “sproporzionato e inutile”, come ha prontamente denunciato il premier spagnolo Pedro Sánchez, tanto che lo stesso Donald Trump non intende raggiungerlo nemmeno per gli USA. Per la nostra campagna “Ferma il riarmo” anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe dovuto prendere le distanze da questa scelta gravissima e senza alcun senso (nemmeno militare e di sicurezza), imposta dagli USA agli alleati (in particolare all’Europa), che all’Italia costerà circa 100 miliardi di euro extra ogni anno per il prossimo decennio.
La Presidente Meloni ha dichiarato che l’impegno è “necessario e sostenibile” e che “neanche un euro” verrà tolto “dalle altre priorità del governo”, ma è evidente che i soldi che saranno impiegati per l’incremento delle spese militari saranno tolti da settori già gravemente sotto finanziati come il welfare, la protezione ambientale e la sanità, minando la vera sicurezza delle persone, che non si tutela con le armi ma con i diritti e la transizione ecologica. Le nostre organizzazioni lo denunciano e sottolineano da tempo, ma tale avvertimento è di recente venuto anche dal Fondo Monetario Internazionale e dall’ultimo Rapporto Eurispes.
La campagna “Ferma il riarmo” – promossa da Greenpeace Italia, Rete Pace Disarmo, Sbilanciamoci, Fondazione PerugiAssisi – condanna fermamente la decisione del vertice NATO, che va contro gli interessi del Paese e contro l’orientamento della maggioranza degli italiani. L’Europa spende già tre volte la Federazione Russa per la difesa: 454 milioni di dollari nel 2024 contro i 145 milioni di Putin (dati SIPRI), mentre il mondo intero nel 2024 è arrivato a una spesa militare record (2.718 miliardi di dollari, + 9,4 rispetto al 2023), senza che questo abbia garantito una diminuzione dei conflitti o maggiore sicurezza globale
L’aumento della spesa militare è la risposta sbagliata alle crisi internazionali: tutti gli indici che misurano il tasso di conflittualità mondiale ci dicono che negli ultimi 20 anni di crescita dei bilanci della difesa, il livello di pace globale si è drasticamente deteriorato. Più armi non ci rendono più sicuri e non aumentano la crescita economica del Paese: garantiscono solo più profitti alle aziende della difesa.
La campagna “Ferma il riarmo” chiede al governo italiano e agli altri Paesi NATO di non formalizzare l’impegno al 5% (che è solo un obiettivo politico, non un obbligo giuridico e mai giustificato nemmeno dal punto di vista militare), di fermare l’attuale corsa al riarmo che ci sta portando sul baratro della terza guerra mondiale, invertendo anzi la rotta e liberando così risorse per investimenti più utili e necessari, e di tassare gli extra profitti delle aziende della difesa.