L’URGENZA DI QUESTA AZIONE
La spesa militare globale è in crescita da oltre due decenni, come dimostrano tutti i dati internazionali più attendibili: una tendenza ulteriormente rafforzata negli ultimi due anni e mezzo a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e della ripresa di retoriche e politiche sempre più allineate alle richieste del comparto militare-industriale-finanziario.
Ciò che prima veniva deciso in termini meno dispendiosi, ma con opacità e reticenze, oggi viene rivendicato: da qui la crescita enorme delle risorse che gli Stati mettono a disposizione del comparto militare, in particolare per quanto riguarda la produzione e il commercio di nuovi sistemi d’arma.
Contemporaneamente, l’opposizione alle spese militari rimane uno dei punti qualificanti dell’azione del variegato movimento pacifista, nonviolento e per la giustizia sociale, trovando sempre un buon riscontro sia degli attivisti che nell’opinione pubblica in generale (come dimostrano anche diversi sondaggi d’opinione). Per tale motivo pensiamo sia venuto il momento di rilanciare una mobilitazione collettiva forte contro le spese militari, con nuovi strumenti e nuova capacità di attivazione. Senza partire da zero, ma anzi rafforzando tendenze e collaborazioni già presenti per essere sempre più incisivi grazie a una nuova “campagna/mobilitazione” che vuole rimettere in fila quanto già fatto, riprendendo e rilanciando i punti e ragionamenti “chiave” già sviluppati per dimostrare che l’aumento della spesa militare (sia in termini quantitativi che qualitativi) è una minaccia per il futuro di tutti, oltre a costituire un “gap democratico” rispetto al volere della maggioranza dell’opinione pubblica.
E’ tempo di intervenire, tutte e tutti, sulla politica, sui media, sulla nostra stessa società, per stimolare una riflessione su queste nostre proposte di alternativa alle spese militari, e su cosa davvero sia necessario per ridurre l’insicurezza armata globale e ridare fiducia nel futuro, in particolare alle nuove generazioni.